LA CITTÀ DEL SOLE

La citta del sole

Il coraggio di vivere è forse la qualità più difficile da trovare negli uomini, soprattutto nelle epoche in cui il “Senso dell’esistere” è in agonia, tanto da far apparire inutile ogni impegno. Nelle età incerte, l’indolenza infetta le masse, tuttavia il demone della resistenza sembra si insinui in determinate personalità e le invii focosamente sul campo di battaglia, laddove in agguato ci sono il mutismo e l’indifferenza. Chi riuscirà a sconfiggerli avrà in premio l’Oriente, la rinascita della coscienza, individuale e collettiva.

In certe epoche, le parole dei padri sembra non abbiano più forza, pare che ogni fede si sia affievolita, tanto la fede religiosa quanto quella nella natura dell’uomo, predisposta alla conoscenza.

In queste epoche buie, la Filosofia ha sempre svolto un ruolo vitale: è la bussola che orienta nel mare dell’inutile e lascia intravvedere un approdo sicuro, una spiaggia, sulla quale coloro che ci hanno preceduti, nella navigazione, hanno lasciato i loro scrigni pieni di tesori, ma il tempo e lo scavare a vuoto li hanno insabbiati, occorre quindi dissotterrarli.

Il logos e la pazienza ci possono sostenere nella ricerca di questi forzieri, in uno dei quali è custodita La Città del Sole di fra’ Tommaso Campanella da Stilo. Un’opera di fantasia, che può, come ci suggerisce l’etimologia del vocabolo, “fare apparire” innanzi ai nostri occhi quello che non riusciamo a vedere da soli; ciò che non vogliamo vedere, perché l’indolenza, da brava illusionista, dà l’impressione che l’impegno sia vano, come la corsa di un criceto nella ruota.

La logica del “tanto, ci penserà qualcun altro” è un peccato mortale: conduce all’oblio della coscienza e alla perdita dell’individualità, a favore di una massificazione tanto dolorosa quanto devastatrice. Un peccato mortale perché conduce all’oblio. La Filosofia insegna a reagire a questo stato di cose: essa educa alla differenza e alla molteplicità e scava per riesumare l’uomo che, a furia di infilare la testa sotto la sabbia, si è trovato inumato già prima di morire fisicamente.

Alla fine del XVI secolo, l’Europa sta ponendo le basi per far esplodere la “prima guerra mondiale” della sua storia: tra il 1618 e il 1648 scoppierà la tragica e celeberrima “Guerra dei Trent’anni”. L’Europa ha ormai scoperto le armi da fuoco, ed è pronta a metterle in mano agli uomini-soldato, già prostrati da secoli difficili, dominati da tiranni e ipocriti di ogni risma. L’uomo-religioso ha ceduto lo spazio al mercante; l’intellettuale si è defilato a vantaggio del mercenario. Le religioni, invece di salvare anime, approssimando l’uomo a Dio, cercano di occupare un caduco “spazio vitale”. Con questa locuzione ossimorica il Novecento genererà mostri inimmaginabili. La vita non può essere conchiusa in uno spazio, perché essa stessa è lo spazio, dentro al quale trovare se stessi e la relazione col tutto. Campanella pare ci dica che chiunque pensi che la vita possa essere imprigionata in un luogo geografico, determini lo smarrimento di ogni tensione spirituale, compresa la via filosofica.

Il 5 settembre del 1568, sotto il segno della Vergine, nasce a Stilo Giovanni Domenico Campanella, nomen omen est, il nome è un presagio: squilla in Calabria una campanella, contro l’ottusa visione del dominio dell’uomo sull’uomo e per annunciare la rovina che investirà l’umanità (a causa dell’alternanza di tirannie e sofismi, ipocritamente fatta passare per cambiamento radicale), qualora lo strisciare prendesse definitivamente il posto del camminare a testa alta per le strade del mondo.

Tra il 1602 e il 1623, Campanella “edifica” la Città del Sole, un luogo ideale nel quale rifugiarsi per non impazzire, quando le pareti della cella del Maschio Angioino serrano la speranza. La città dei Solari è un posto abitato da uomini civili e docili, i quali conducono un’esistenza terrena all’insegna della seconda formulazione dell’imperativo categorico kantiano: agisci in modo da trattare gli altri e te stesso sempre come un fine e mai come un mezzo. I Solari non considerano la salvezza dell’anima l’unico scopo dell’agire umano: al primo posto vi è la riscoperta della serenità e dell’armonia, virtù che sono già nel mondo, nella Natura. Se l’uomo ne segue i ritmi, imparando a osservare e ad ascoltare, uscendo dalla vaghezza indotta dalla mancanza di senso, troverà se stesso e l’incipit di un viaggio verso il senso. La dignità è il primo dei requisiti richiesti per intraprendere il viaggio, ma occorre anche la fiducia e la gioia.

Tra il 1600 e il 1626, fra’ Tommaso si trova imprigionato e sottoposto a torture disumane. In oltre venticinque anni la sua mente ha il tempo di elaborare un sogno da consegnare ai posteri. Una visione dalla quale si origina la sua filosofia, fiorita leggendo Aristotele, Platone, Marsilio Ficino, Bernardino Telesio, respirando la magia che, dal Mediterraneo, ad opera degli Arabi, dei Greci, dei Solari (questi ultimi rappresentano tutti quei popoli che hanno dato origine alla Civiltà occidentale), soffia sull’Italia del Sud. Come contraltare alla tirannide spagnola, Campanella erige un Tempio di luce, che anticipa la visione degli illuministi di almeno un secolo. Negli ultimi anni della sua vita, si trasferisce in Francia, ospite del Cardinale Richelieu, fautore di un “nuovo corso”, di una nuova visione del mondo, ben espressa nel suo testamento politico, lasciato in eredità ai cugini d’oltralpe. Leggendo questo documento, non si può non pensare all’opera di Campanella: tra le parole di Richelieu sembra celarsi l’influenza del monaco di Stilo, soprattutto quando, riferendosi alla migliore forma di governo per la Francia, rivolto a Luigi xiii, scrive:

“Dopo aver esaminato e riconosciuto le qualità necessarie a coloro che debbono essere impiegati come ministri dello Stato, non posso fare a meno di sottolineare che, come la pluralità dei medici causa talvolta la morte del malato invece di favorirne la guarigione, così lo Stato riceverà piuttosto danni che vantaggi se il numero dei Consiglieri è alto. Aggiungo che non può con buon frutto averne più di quattro, e inoltre bisogna che tra loro ve ne sia uno che abbia l’autorità principale e che questi sia come il primo mobile che muove tutti gli altri luoghi senza essere mosso che dalla sua intelligenza”[1].

E se al cardinale fosse piaciuta la tetrarchia retta da Sole, Pon, Sin e Mor di Campanella?

Egli continua:

“Come le malattie e la morte degli uomini derivano solo dal cattivo accordo degli elementi di cui essi sono composti, così è certo che il contrasto e la scarsa unione che si trova sempre tra potenze uguali altererà la tranquillità degli Stati di cui esse avranno la guida e produrranno diversi incidenti che alla fine potranno distruggerla”[2].

Se Richelieu avesse affermato quanto si è sopra riportato dopo aver letto La Città del Sole, se la filosofia di Tommaso fosse penetrata a tal punto nella società francese del Seicento, ciò vorrebbe dire che essa avrebbe dato un notevole contributo alla nascita dell’Illuminismo, il quale da quella terra si sarebbe “irraggiato” nel mondo, fornendo all’uomo una nuova speranza nelle sue capacità e una nuova direzione all’indagine scientifica. Ma su questa ipotesi c’è ancora da studiare.

“Naturalismo meridionale” è la locuzione con cui oggi si indica la corrente filosofica che abbraccia la riflessione di Bernardino Telesio da Cosenza, Tommaso Campanella da Stilo e Giordano Bruno da Nola, i quali fermano il loro sguardo sull’uomo e sulla Natura: scrutando il cielo stellato si liberano dalla prosopopea degli antropocentrici e rivestono l’uomo di sublime coraggio e di soave umiltà, facendogli comprendere che la sua piccolezza non lo rende inutile, tanto da doversi inventare una grandezza fittizia per non obliarsi, ma deve essere trasformata in opportunità: dal suo punto di vista privilegiato, dalla periferia dell’universo, l’uomo può conoscere e inventare, può amare e pensare, proprio come fanno i Solari. Solo chi è dentro il divenire può conoscerlo, perché ne fa parte, chi se ne tira fuori ne vede solo l’involucro. Campanella si getta nel flusso e trasforma la fede cieca in ricerca consapevole.

La Città del Sole è un trattato d’amore e di luce. Essa rischiara la notte degli orrori umani con la forza del suo Sole e la magia della sua armonia. Campanella sostiene che solo uno studioso, un intellettuale potrà realmente ben governare. La nobiltà viene dalle opere e non dalla casa paterna. Il diritto di dirigere una comunità discende dai meriti e non da una eredità. Fa dire ai Solari:

“Siamo più certi noi che un tale sapiente possa governare, di voi che innalzate degli ignoranti, pensando che siano adatti solo perché sono di nobili natali o eletti da potenti fazioni”.

Per parlare di filosofia e politica, fra’ Tommaso usa la Poesia, tale scelta, per divulgare un pensiero complesso, non è una sua invenzione: la logica della poesia fornisce alla filosofia una chiave che consente di aprire le porte che l’indifferenza ha serrato, esse conducono sulla pianura del senso. Lo sapevano bene Pitagora e Platone; lo ribadiranno Kant e Heidegger.

La radura dell’essere va visitata con rinnovato spirito d’avventura, lo stesso che ha consentito ai Solari di proiettarsi a tal punto nel futuro da vedere le meraviglie che l’uomo può compiere grazie all’uso del suo intelletto, sostenuto e spinto dalla ragione.

Sappi anche che hanno scoperto l’arte del volo, l’unica che ancora ci manca, e che stanno predisponendo un occhiale per osservare le stelle più lontane e un apparecchio acustico per ascoltare l’armonia prodotta dai moti dei pianeti.

Come Jules Verne, Tommaso legge i segni di ciò che si può fare, se è la bellezza a guidare i passi dell’uomo. Oggi la filosofia di Campanella è un monito all’esercizio della gioia del vivere comune, della tolleranza, del rispetto dell’altro. Per realizzare questa visione, per nulla utopica, si potrebbe iniziare, oggi, dall’insegnamento della Filosofia nelle scuole, la quale non può limitarsi a semplice studio della storia della filosofia, ma deve diventare educazione al pensiero critico e alla bellezza; pratica dell’ascolto e della ricerca. In questo senso, la Filosofia andrebbe introdotta in ogni ordine e grado dell’istruzione pubblica… in attesa che ciò accada, continueremo a leggere opere che hanno in sé la forza de La Città del Sole, sperando che esse tocchino la coscienza dei rappresentanti che devono operare scelte di governo.

La trasposizione in italiano che qui si riporta ha come scopo quello di diffondere il più possibile, tra le nuove generazioni, l’esempio di Tommaso, il suo sogno di vedere un giorno una società libera e profondamente sostenuta dai pilastri della meritocrazia e della responsabilità individuale.

Reggio Calabria, 5 settembre 2012.

[1] Dal Testament politique du Cardinal de Richelieu, ed. critica a cura di Louis André, (Laffont, Paris 1947), pag. 305.

[2] Ivi, pag. 307.