RECENSIONE DI EVA GERACE

“Il Luogo dei Luoghi” di Francesco Idotta

Torino venerdì 11 Maggio 2007

di Eva Gerace

Comincerò dalla fine. L’ultimo racconto di questo “romanzo composito” che ci presenta Francesco Idotta s’intitola:

 Aristeo

 Il tempo, Apollo e Poseidone cominciano a sostenere una storia d’amore, mutilata per la morte di Ismene, la futura moglie di Aristeo. Un luogo della Magna Grecia che serve all’autore per parlare dell’amore, della malattia, della morte. Storia e poesia che l’autore ci presenta con sicurezza, con la sicurezza che dà l’aver investito tante ore ad imparare la vita. Abbiamo cominciato bene.La domanda per l’uomo ha corpo e ci rende compartecipi di queste scelte pregne dell’inquietudine dell’essere: l’amore e la morte ci scuotono dal principio. Le perdite devono essere transitate, ci dice il poeta scrivente, filosofo come è ci insegna: “Hai perso?” è vero non c’è un’armonia stabile ma dobbiamo, è il nostro dovere etico, cercare sempre, lavorare per tentare di equilibrare la nostra umana instabilità.I mutamenti arrivano e vanno affrontati con coraggio. È questo un racconto sulla vita e sulla misura, come limite che ci dà la possibilità di un altro passo. Sempre un altro passo.La frase finale ci rappresenta, la pausa, una città ancora silenziosa, ci offre un invito alla riflessione.

Dopo Ancora

Tre fogli. Per scuoterci con un altro luogo di questa vita: la massima distruzione. La morte imposta. Quando il soggetto vuole “fondersi” con l’Altro, la poesia di Francesco intende la Natura, noi leggiamo: con madre natura… sogno del soggetto, ritornare a quel paradiso… perso… definitivamente, perso perché può darsi che non è mai esistito, ma sempre lo ricerchiamo. L’Autore non conosceva la psicoanalisi, e non si tratta di conoscerla… è lui che scende nel profondo dell’essere umano e trasforma quello che vede in parola, che insegna… Lui ci presenta poeticamente la sofferenza umana, il piacere, il desiderio, qualsiasi sia questo… fino all’estremo di togliersi la vita.

Dopo ci parla dell’amicizia, della vera amicizia, quella dell’amico che deve accompagnare, che può esprimere la sua idea, ma è capace di rispettare quella dell’Altro.

Ciccio vuole volare (dov’era rimasto ingabbiato?) vuol’essere un gabbiano.

Si sentono spari… un cacciatore ha ucciso un uccello… più di uno…

Una puntualizzazione per riflettere. Idotta ci sveglia…

Adesso è il naso che si apre… per ricevere il profumo del bergamotto e appare una verità (può essere questa la situazione non risolta che porta Ciccio a pensare di uccidersi?) La mafia ha ammazzato suo padre perché non ha voluto cedere…

L’odio, la morte, il padre ucciso e l’odore di quello che non si può dimenticare. 

 Tulipani

Siamo arrivati, fiori in mano, nel luogo dei sentieri interrotti, così appare un’altra volta la morte. Non fraintendetemi, non è un libro triste sulla morte. È un libro forte sulla vita.

“è mancato all’affetto dei suoi cari il signor Giorgio Ludi” Amedeo il nuovo eroe di Francesco piange… ha settantadue anni. È morto l’amico. Qualcosa lo commuove e lo trascina… siamo a pagina 93 e Francesco ci spiega la teoria dello specchio, così come un’anoressica si vede grassa specchiandosi, Amedeo si vede giovane. Si ripresenta sempre la stessa domanda… di fronte ad essa c’è da chiedersi perché l’eroe sia rimasto fermo.

Questo racconto è un percorso analitico: C’è un primo tempo in cui appare la morte; il protagonista di fronte alla morte dell’altro realizza di essere mortale, perché, come Francesco spiega benissimo nel racconto, solo di fronte alla morte dell’altro possiamo riconoscere il nostro destino di mortali.Da questo episodio, Amedeo, comincia a ricostruire come un analizzando il percorso della sua vita. Da quando era perso nella parola dell’Altro materno, a mostrare come era stato “detenuto” dal desiderio dell’altro: non era cresciuto. “Sentieri interrotti” è la metafora per indicare questo blocco. Che cosa non può circolare? La libido, lui, il desiderio. Il padre non vuole che il figlio sia pittore. Adesso è l’altro paterno che lo schiaccia “Tuo figlio (non è suo) è uno sconsiderato, un pazzo, un visionario, proprio come te (non è uomo come lui, è una femmina come sua madre e lo conferma: siete fatti della stessa pasta; ora vuole uccidermi con questa stramba idea della pittura, e, come se non bastasse si comporta da maleducato… segue passo passo le tue orme!! Effemina il figlio nel dire che è come sua madre. E la madre? Dorme… Apparentemente, per lui neanche una parola…

Ma c’è qualcuno che sostiene la funzione paterna: il maestro di pittura che lo incoraggia a salire fino al cielo.

Dopo, l’autore, con precisione magistrale prende Baudelaire per mostrarci la relazione di Amedeo con la madre: lui è ai suoi piedi… il padre non l’ha tolto di là, peggio ancora, lo conferma in quel posto ((“Sei il disonore di questa famiglia). Lui recita la poesia di Baudelaire ed è chiamato con un aggettivo che definisce il suo posto: “porco”. E porco è colui che resta ai piedi dell’Altro materno.

“Il silenzio si spalmò sui loro volti” è succede questo quando non si sa che dire. Questo è il lite motive di tutti i racconti.

Poi un capovolgimento e il padre dà il permesso. Paga i suoi studi di pittura. Amedeo si rende conto che non può rivivere la stessa vita e dipinge il suo primo quadro.

Concerto per pianoforte

È arriva la musica, l’autore la conosce, la sente, questo è il luogo della musica e della scoperta di sé. Il racconto è pieno d’enigmi… non possiamo svelarli, tranne uno: Francesco ambienta la storia in una città in cui un filosofo baciò un cavallo. Allora siamo qui, nella città dove Nietzsche sboccia la sua follia… C’è un annuncio: quando il soggetto non può esprimere il suo desiderio, quando non lo può sostenere, quando è schiacciato dal desiderio dell’Altro, così come la madre e la sorella schiacciano Nietzsche. Impazziamo perchè non possiamo sostenere quello che desideriamo. È una vita nella penombra del bacio animale. In questa storia l’autore annuncia il tema nodale, che dopo svilupperà nel racconto che dà il titolo al suo libro.

Quando si resta in penombra la vita diventa un orologio guasto.

“L’arte di un pianista” rende reale qualche possibilità di non sparire in vita, di non essere morto in vita.

Aldo, il protagonista, vive il suo smarrimento fino all’incontro con Phil e Lara, un incontro misterioso attraverso la musica e il pianoforte. Del quale resta solo una partitura, musica ritrovata dopo anni e resa viva da un nuovo incontro… un mistero, che come il desiderio, se non è accettato porta alla follia.

Aldo non può e non vuole continuare a vivere in due mondi…

L’autore qui presenta i tre personaggi, Phil, Lara e Aldo, chiusi in se stessi, non sono ancora arrivati nel luogo dell’amore vero… il darsi. Quello che appare nel prossimo racconto.

 

Il luogo dei luoghi

 È siamo arrivati al principio. Al luogo dei luoghi. Ogni racconto precedente… è una parte del puzzle che adesso si conclude con questo romanzo breve e accurato.

Parlerò solo della prima “tessera” che è stata inserita e dell’ultima… Francesco Idotta per il tessuto di questo libro è partito con l’amore e finisce anche con l’amore… e parlare d’amore è parlare di vita, di morte, di principio e di fine, di gioie e tristezze… di malattie di viaggi di musica di solitudini di mare…

Francesco ci annuncia che il protagonista ama il mare… e che era felice: “c’era Frèdèric”.

Una storia coinvolgente… non la racconterò… userò solo qualche spunto che mi permetta di dire l’importanza di questo amore, oggi.

Di fronte al mare c’è stata la prima volta d’amore…

Il protagonista e Frèdèric si erano innamorati. C’è un viaggio nel luogo delle scoperte. C’è un viaggio nella convivenza. C’è un viaggio nella malattia. Un altro ancora, il più difficile, il viaggio che dà (e non) la possibilità di parlare con la famiglia.

La poesia, non solo di Francesco, anche degli autori che cita…Yets…, loro aiutano a penetrare nella storia, a lasciarsi portare da lei… verso il viaggio della scoperta dell’amore, dove si trova, finalmente, quell’anima con la quale si può comunicare…

Il protagonista scopre e trova l’amore. Dopo, l’autore ci fa capire com’è fatta la vita: porta con sé la morte, così… il protagonista comincia a perdere  Frèdèric.

“Fu l’alba”. È il principio di una verità…che non è accetta da molta gente.

Idotta conclude questo romanzo con parole precise: “Le parole sono morte e libertà”.

Il poeta argentino Juarroz dice: “La parola uccello è uguale alla sua assenza”. Scrivere, trasformare in parole un sentimento, una verità, è un lungo processo, che teoricamente chiamiamo sublimazione. Il poeta c’insegna come eseguire questo tortuoso compito, necessario per poter dire addio a quello che già non c’è più.

Questo è in riguardo al contenuto manifesto del romanzo di Francesco… ma mi sembra di aver capito che c’è una parola… da evidenziare… un tema che, lui sostiene come soggetto di quest’epoca. Lo scrittore, come qualsiasi artista… è un rivoluzionario… con le parole… con l’oggetto creato… rompe con il silenzio che copre ogni falsità… è un essere in anticipo che annuncia la verità.

Mi avevano commosso, da quando avevo letto per la prima volta Il Luogo dei luoghi: la forza e il coraggio di questo giovane scrittore… nato vicino al mare de Ulisse… perché dico questo?… Perché deve essere molto coraggioso uno scrittore per evidenziare una verità che la maggioranza delle persone ancora vuole nascondere.

Ogni epoca ha le sue caratteristiche. Nell’epoca attuale anche la sessualità si muove ad alta velocità. Ma l’autore ci rallenta e ci dice che “Ancora esiste l’amore” e, c’è il tempo per scoprire cosa siamo, e cosa vogliamo in questa vita.

Non è per caso che oggi il cinema si occupi tanto sull’omosessualità: (I segreti di Brokeback mountain… Il Bagno Turco, Le fate ignoranti, Moris, Saturno contro…) tutti autori “del nord” o stranieri. Non è un caso che un giovane filosofo, che vive vicino al mare di Ulisse sia stato così  consapevole di questa verità…che ci regala, come un dono…il luogo dell’amore omosessuale.

Attraverso l’intera sua opera Freud è tornato spesso sul tema dell’omosessualità e per questo il suo pensiero è complesso e spesso contraddittorio: l’unica cosa certa è che non la considerava una malattia perché, né l’omo né l’eterosessualità sono strutture psico-patologiche specifiche, e si possono trovare, tanto una come l’altra in soggetti nevrotici, psicotici o perversi. La sessualità è un lungo e incerto cammino per ogni soggetto umano.

Allora di fronte a questa verità… è come se l’autore in atto ci dicesse: “Esiste l’amore anche qua. Guardate! È così”.

L’amore è una scelta. Per questo implica anche una rinuncia… Difendere quello che si desidera, non solo implica un ordine, ma anche, possibilità, soddisfazione…

“Il luogo dei luoghi” è un libro sulla Bellezza dell’amore vero, questo libro… mi fa ricordare “La storia della bellezza” di U. Eco… quando scrive: “Sembra che, ciò che è bello sia uguale a ciò che è buono, e infatti in diversi epoche storiche si è posto uno stretto legame tra il Bello e il Buono”.

Lo strumento fondamentale della psicoanalisi è la parola, e con essa deve incidere sulla soggettività post moderna, attuale. L’artista ci insegna come farlo.

Sempre sostengo che esiste la felicità… deve coincidere con la soddisfazione… ognuno ha il dovere di sapere dove trovarla, conoscere il suo posto nel mondo. Francesco Idotta, il nostro poeta calabrese, ci ha donato con questo libro una doppia felicità… ci ha donato un modello, in atto, di come interrogarci su noi stessi …e il sapore recondito che dà bagnarsi con la parola poetica…

Eva Gerace