INTERVISTA DI MIMMA GIORDANO

E COME FIL ROUGE… IL LUOGO

Argomento: Cultura
Autore: Mimma Giordano
Data: 11/05/2007

Intervista allo scrittore Francesco Idotta ospite alla Fiera del Libro

Il confine, limite invalicabile o porta aperta verso il mondo, linea ideale che separa o terra di mezzo che mette in relazione. E’ questo il filo conduttore attorno a cui è stata costruita la Fiera del libro di Torino edizione 2007, aperta al Lingotto dal 10 al 14 maggio, giunta quest’anno alla ventesima edizione. “Il confine evoca il senso della misura, che ogni scrittore dovrebbe avere bene in mente. E’ un limite che ha come termine di riferimento il rispetto nei confronti del lettore. D’altro canto, il confine non deve mai essere vissuto come una barriera protettiva che ti mette al riparo dal confronto con l’altro”. Francesco Idotta, scrittore e poeta reggino tra gli ospiti della Fiera, racconta ai lettori di QuiCalabria la sua interpretazione del tema scelto. “Il compito degli scrittori è delicato, devono intaccare l’animo delle persone per riportare l’uomo dentro di sè. Per tale ragione sono indispensabili misura ed equilibrio”, continua l’autore che a Torino presenterà “Il luogo dei luoghi”, la sua prima opera narrativa pubblicata da Città del Sole – Edizioni.
Da visitatore a protagonista il passo non è breve…
E’ una grande emozione. Ho visitato la Fiera negli anni scorsi, e credo che sia un posto dove si possono fare incontri stimolanti. Al di là del luogo e della sua importanza come vetrina, è sempre bello per uno scrittore poter parlare delle proprie cose, raccontarle, condividerle con i lettori. La scrittura è un’esperienza di psicoanalisi individuale, che diventa collettiva nel momento in cui il pubblico legge.
Torino, inoltre, ha un valore sentimentale aggiunto nella mia formazione. E’ una città in cui ho vissuto e che per l’intensa attività culturale mi ricorda le grandi capitali europee.
Torino tiene a battesimo il tuo primo romanzo.
“Il luogo dei luoghi” è una raccolta di racconti che ha come fil rouge, non a caso, “il luogo”, inteso non come punto di arrivo ma come il posto in cui riusciamo a capire chi siamo. E’ un concetto che ha a che fare con lo spazio e con il tempo: arriva un momento nella vita in cui finalmente, in un determinato luogo, comprendiamo quello che vogliamo. Io definisco quest’opera un romanzo composito, in cui s’intrecciano tanti fili, sulla traccia della scoperta di sé e dell’amore che mette in comunione gli esseri umani. L’attimo in cui amiamo diventa eterno, indipendentemente dalla durata delle relazioni.
La Fiera del libro è un’occasione per interrogarsi sullo stato dell’arte dell’editoria italiana. Cosa pensi delle piccole realtà editoriali?
Uno dei difetti che accomuna piccole e grandi case editrici è che quasi sempre non si segue una linea editoriale precisa. Un imprenditore che produce cultura dovrebbe darsi dei contenuti e rispettarli. Chi pubblica di tutto, indiscriminatamente, tradisce il suo compito. L’editore dovrebbe fungere da filtro, per fare arrivare al pubblico solo ciò che merita. Altrimenti c’è il rischio che, in mezzo alla bruttezza, le idee buone ed esteticamente belle si perdano e perdano valore.